Trasformare i rifiuti in risorse. Ecco perché è necessario testare gli oli di pirolisi

31 ago 2025
Sconfiggere l’inquinamento da plastiche é una delle grandi sfide del nostro secolo. Sebbene il riciclo meccanico di questi materiali sia necessario per promuovere un’economia circolare, questo non é sempre possibile. La produzione di oli di pirolisi entra in gioco là dove i metodi classici di riciclo non possono essere utilizzati.
Le plastiche sono ubiquitarie nel nostro quotidiano. Il loro utilizzo è largamente diffuso in tutti i settori, spesso per delle applicazioni monouso. Per questo, la gestione di tali rifiuti è diventata un vero problema ambientale, con degli effetti avversi anche sulla salute umana a animale.
Perche scegliere la pirolisi per il trattamento dei rifiuti in plastica?
Il riciclo meccanico, benché applicabile ad una grande varietà di materiali plastici, non è in grado di trattare i materiali compositi o multistrato, né quelli contaminati, né le plastiche termoindurenti. In più, la qualità dei materiali si riduce a ogni ciclo di riciclaggio.
La pirolisi, al contrario, può trattare tutti i tipi di plastiche, permettendo il loro frazionamento in una larga gamma di idrocarburi leggeri, senza compromettere la qualità del prodotto finale. Gli oli così prodotti possono essere utilizzati sia come monomeri per la formazione di nuovi polimeri (ovvero plastiche) sia come materie prime (feedstocks) per la produzione di carburanti.
Gli oli di pirolisi : una risorsa a composizione variabile
La composizione degli oli di pirolisi dipende strettamente dal tipo di plastica riciclata e dalle condizioni in cui il processo di pirolisi avviene. Per questa ragione, è indispensabile caratterizzare completamente la loro composizione in idrocarburi, soprattutto quando sono prodotti a partire da dei rifiuti in plastica di diversi tipi. Per esempio, è risaputo che gli oli prodotti a partire da materiali polialchenici (LDPE, HDPE, PP) siano costituiti in prevalenza da alcheni, alcani e alcadieni, mentre gli oli prodotti a partire dal polistirene sono principalmente composti da stirene e altri idrocarburi aromatici.
Perché dunque è importante conoscere la composizione degli oli di pirolisi?
- Valutare il rendimento energetico del prodotto di partenza: Una buona conoscenza della composizione degli oli permette di regolare il potere calorifico globale finale, grazie all’aggiunta mirata di molecole appartenenti a una specifica famiglia chimica o di additivi. Per esempio, le olefine hanno un potere calorifico più debole che le paraffine, il che può influire sulle prestazioni energetiche del prodotto finale.
- Gestione migliorata del numero di ottani o di cetani: La presenza di composti olefinici o aromatici contribusce all’aumento del numero di ottani (per le benzine), mentre le paraffine determinano un incremento del numero di cetani (per i diesel).
- Valutare la stabilità del prodotto all’ossidazione: Certe famiglie di composti chimici, come le paraffine, possono ossidarsi facilmente generando gomme o residui durante le fasi di stoccaggio o di utilizzo.
- Limitare la tendenza alla formazione di depositi solidi: La precipitazione di composti chimici pesanti o instabili può causare fenomeni di incrostazione nei motori, negli iniettori o nei sistemi di post-trattamento.
- Interferenze con alcuni processi di trasformazione: La presenza di componenti instabili o troppo reattivi può dare luogo a reazioni secondarie fuori controllo che potrebbero danneggiare i catalizzatori o diminuire la resa di trattamenti chimici o termici.
- Proprietà corrosive: La presenza di composti acidi, spesso contenti ossigeno, zolfo o azoto, può causare la corrosione di macchinari, rendendo necessario l’utilizzo di materiali specifici o trattati per resistere agli acidi.
- Potenziale inquinamento atmosferico: Certi componenti possono generare emissioni gassose o di particelle (NOₓ, SOₓ, composti organici volatili -VOC o fuliggine), contribuendo all’inquinamento atmosferico e necessitando di un trattamento a monte.
Intertek Caleb Brett: un alleato per rendere efficace il riciclo delle plastiche
Grazie alla sua pluriennale esperienza e al suo spirito d’innovazione, Intertek Caleb Brett propone tecniche all’avanguardia per la caratterizzazione avanzata degli oli di pirolisi derivati da plastiche.
La caratterizzazione approfondita della frazione idrocarburica, che include l’identificazione e la quantificazione dei composti principali così come delle famiglie di idrocarburi, viene effettuata mediante cromatografia bidimensionale in fase gassosa (GCxGC-FID). Questa tecnica offre un’identificazione più precisa, più completa e più rapida rispetto alla cromatografia classica in fase gassosa, mantenendo al contempo un’elevata sensibilità e un’ottima risoluzione analitica.
Il rilevamento mirato dei composti ossigenati viene anch’esso realizzato attraverso una tecnica avanzata di gascromatografia multidimensionale, che utilizza fasi stazionarie con diversi poteri separativi per affinare la separazione di tali composti.
Infine, zolfo e alogeni vengono quantificati mediante una tecnica che accoppia combustione e cromatografia ionica, garantendo una misurazione precisa di questi elementi che possono influenzare la qualità e la trasformazione degli oli.
Le nostre soluzioni permettono di controllare la qualità delle materie prime e di ottimizzare i processi di riciclo chimico, contribuendo così a una transizione più rapida e affidabile verso un’economia circolare efficiente.